Navigando tra i siti inseriti nella mia lista di "Preferiti", suddivisi a loro volta per tematiche affrontante, è mia solita abitudine consultare il sito internet http://www.lenostrecampane.com, sul quale si è soliti leggere le considerazioni del'ex-consigliere Domenico Galizio. (segue....)
Non nascondo come la lettura dei suoi scritti ha da sempre attirato la mia attenzione, e certamente questa non vuole essere una sviolinata, sia per le proprietà linguistiche sia per il modo di scrivere di fatti e avvenimenti, tanto da portare il lettore ad "entrare in contatto" con il racconto.
Poi per carità la lettura è una delle cose più soggettive che esistano e di conseguenza, su queste pagine, vi racconto la mia impressione, separando il più possibile tra la vita privata e l'attività di politico.
Nell'ultimo post apparso sul sito internet sopra indicato, il tema centrale riguarda il ricordo delle figure di due persone, due magistrati, martiri di questa nostra mal ridotta Repubblica facendole entrare in contatto, per dar vita ad un'analisi sulla realtà locale, con le parole pronunciate dal Sindaco Baldi nel discorso fatto in occasione del Consiglio Comunale del 19 giugno.
Dalla successiva lettura del testo che riporto in seguito, sarà vostra cura trarre le dovute e più giuste conclusioni, nella speranza mai vana di poter creare un sano confronto dialettico su queste pagine, evitando cosi di limitarsi alla sola lettura.
Devo ammettere che il tema che ne viene fuori è un qualcosa che avrei affrontato, e affronterò di certo, in futuro, dopo la pausa estiva che da sempre porta un certo appiattimento alla vita culturale e sociale di questa cittadina.
Sono sicuro che certe problematiche Santena non le ha ancora vinte, e il solo cambio di casacca al vertice delle sua Istituzione più alta, quella di Sindaco, nonostante questo abbia sì giocato un ruolo significativo, un segnale di cambiamento, non può ancora bastare.
Soprattutto verso una certa cerchia di persone che per 5 anni almeno, ha creduto di gestire la città, o meglio i propri interessi personali a discapito della città di Santena e dei suoi cittadini, approfittando di un certo sottobosco molto florido.
Canali preferenziali grazie a cui certi fedelissimi ed amici potevano permettersi di compiere quel "di più" che a molti cittadini onesti o senza amicizie influenti non era permesso.
Così come allo stesso modo non posso credere, e questo lo sottolinea molto bene Galizio nel suo scritto, che la più volte citata "malavita" di Santena, per usare un termine di basso profilo, non si sia di colpo fermata ed arrestata dopo la caduta o cacciata, fate un pò voi, di Benedetto Nicotra.
Le parole pronunciate dal Commissario Prefettizio ancora rinbombano come il peso di un macigno per le vie di Santena, e solo qualche sordo o persona superficiale può far finta di non sentirle o di valutarle con le dovuta attenzione.
Per la prima volta un'istituzione locale, a Santena, aveva pronunciato a chiare lettere che, sul nostro territorio, era presente con un certo peso specifico, il fenomeno dell'usura e del racket grazie all'opera di personaggi senza scrupoli.
Certo, prima nessuno credeva che tale fenomeno era inesistente, solo il Sindaco Nicotra e qualche componente della sua Giunta erano palesemente ciechi ed indifferenti sino a tal punto, tutti gli altri sapevano ma avevano paura di parlare.
Tanto più che chi ha parlato è stato affrontato di petto e a muso duro da qualche "pappone" di periferia, roba che nei veri luoghi dove opera la 'ndrangheta e la camorra sarebbero stati presi a sonori schiaffoni dai loro stessi affiliati, senza resistere oltre il primo giorno all'interno dei loro "affari illeciti".
A distanza di così pochi mesi, il fatto che tutto sia da archiviare non è accettabile (nessuno lo ha detto in dichiarazioni ufficiali) per chi come me, insieme a tanti altri, crede che l'attenzione verso tali fenomeni deve restare alta e attenta, soprattutto in momenti come questi dove tutto sembra tranquillo, forse fin troppo tranquillo, tanto fa far alzare ancora di più l'asticella dell'attenzione.
Il post di Galizio:
MEMORIA E PRESENTE - Il dovere di raccontarla giusta
Il 19 luglio, è stato ricordato il 20° anniversario della strage di Via D'Amelio in cui persero la vita Paolo Borsellino e cinque componenti della sua scorta, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina, strage preceduta due mesi prima da quella, tremendamente analoga, in cui trovarono la morte Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e i tre agenti della scorta, Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro.
In particolare, nel nostro territorio ci sono state due occasioni concomitanti: la serata organizzata da LIBERA a Villastellone ed il Consiglio comunale di Santena. Da entrambe sono arrivati messaggi forti, condivisibili ed utili a non dimenticare il sacrificio di donne ed uomini valorosi, la loro opera in vita ed il contesto in cui si sono svolti i fatti. Entrambe le occasioni hanno avuto in comune una lettera del sindaco Ugo Baldi in cui si dice: "Il sacrificio di Paolo Borsellino non è stato vano ed ha permesso allo Stato di fare quel salto di qualità nella lotta alla mafia, sufficiente per reagire per la prima volta in modo realmente significativo. La morte dei due Magistrati ha chiuso un'epoca e ne ha aperta una nuova, nella quale, finalmente, la legalità ha iniziato a prendere il sopravvento sulla illegalità.".
In un passaggio dell'intervento fatto a braccio in Consiglio comunale lo stesso sindaco ha parlato di "discesa della parabola mafiosa".
Diventa veramente difficile essere d'accordo con quanto affermato dal sindaco.
Proprio le cronache di questi giorni ci ricordano che, non solo lo Stato non ha fatto l'auspicabile "salto di qualità nella lotta alla mafia", ma al contrario nei mesi successivi alla morte di Paolo Borsellino pezzi dello Stato, pezzi delle Istituzioni, pezzi della politica sono scesi a patti con la mafia. Speriamo che sia fatta luce su tutti questi torbidi eventi, che ci vengano detti con chiarezza il contenuto e le modalità di quegli accordi, che siano chiamati a risponderne i protagonisti, che sia fatta giustizia.
Quella Giustizia per cui Borsellino e Falcone si sono battuti durante tutta una vita ed ,infine, sono morti.
Dopo la strage di Via D'Amelio lo Stato non ha reagito "per la prima volta in modo realmente significativo", anzi con modalità che vorremmo fossero chiarite fino in fondo, è intervenuto per risolvere problemi interni alle diverse famiglie mafiose, ottenendo in cambio la fine dell'epoca delle stragi, la cattura di Totò Riina e l'inabissamento della mafia sotto la guida di Provenzano. Sarebbe tragicamente positivo fosse vero ma è sbagliato dire che "la morte dei due Magistrati ha chiuso un'epoca e ne ha aperta una nuova, nella quale, finalmente, la legalità ha iniziato a prendere il sopravvento sulla illegalità".
Semmai è vero il contrario!
Negli anni successivi abbiamo dovuto sopportare, tra tante altre, che un senatore della Repubblica qualificasse come "eroe" un condannato per mafia e che un presidente del Consiglio gli desse ragione.
E' finita l'epoca delle stragi ma la mafia non ha avuto battute d'arresto, si è diffusa inquinando ancora di più le Istituzioni e la politica, ha dilagato su tutto il territorio nazionale, si è impadronita di pezzi di economia produttiva e finanziaria. Con la 'ndrangheta, la camorra ed altre organizzazioni criminali la illegalità si è affermata su vasti territori; alcune regioni d'Italia sono saldamente presidiate ed in mano alla delinquenza, in tutte le altre si sono registrate presenze forti mai viste prima.
Il nostro Piemonte è tra queste.La nostra Santena è in Piemonte.Dice bene il sindaco Baldi: "Non possiamo e non dobbiamo abbassare la guardia, ma ognuno deve sentirsi "sentinella" del proprio e dell'altrui modo di agire. "Per non abbassare la guardia, però, bisogna raccontarla giusta, non essere ottimisti nonostante la crudezza della realtà ma essere pienamente consapevoli, reagendo di conseguenza. "Ognuno faccia la sua parte e non saranno morti invano" scrive Ugo Baldi.Cominciando da Santena, diciamo noi...L'attuale sindaco è ottimista, in una recente intervista rilasciata a rossosantena, ha detto: "In realtà, in generale, sinora ho trovato questa città molto meglio di quanto non mi fosse stata descritta. Sì, per carità, per certi versi ci sono anche problemi di legalità. Però, tutto sommato, Santena non è una cattiva città".Cinque mesi orsono, il Commissario prefettizio Zarcone, persona che abbiamo conosciuto essere prudentissima nel corso dell'anno del suo mandato a Santena, in occasione della serata in onore di Pino Masciari - ora nostro concittadino onorario per scelta di questa Amministrazione e del nuovo Consiglio comunale – disse: "Diciamo le cose come stanno; in Piemonte la mafia e la 'ndrangheta esistono. In provincia di Torino la 'ndrangheta esiste e sta addirittura tentando di infiltrare anche nelle amministrazioni comunali". E poi: "In particolar modo, nel nostro territorio, anche qui a Santena – è inutile nascondersi dietro un dito – è presente la realtà dell'usura e si sospetta sia presente anche il fenomeno delle estorsioni. Si tratta di cose gravi, che hanno anche un impatto sociale molto brutto."Ecco, appunto. Questo "impatto sociale molto brutto" a noi preoccupa molto. Non ci accontentiamo, non possiamo accontentarci, di generiche affermazioni rassicuranti. Vorremmoi avere delle notizie.Meno male che Santena "tutto sommato" non è una cattiva città. Siamo convinti proprio che sia così ma vorremmo sapere cosa si fa di concreto per i componenti negativi di quella somma.Vorremmo sapere che fine ha fatto la vicenda della bomba in mezzo alle case di Via Minocchio.Vorremmo sapere se gli incendi di automezzi ed i danneggiamenti ai negozi sono stati fatti accidentali.Vorremmo sapere cosa è accaduto tra febbraio 2012 – quando il Commissario Zarcone ha fatto quell'analisi preoccupante – e luglio 2012 – quando il sindaco ha detto che "tutto sommato" possiamo stare tranquilli perché la situazione è molto meglio di come veniva descritta.Fare chiarezza su questi addendi negativi di una somma positiva sarebbe un buon modo di onorare la memoria di chi, per difendere la legalità ed affermare la giustizia, ha sacrificato la propria esistenza, la tranquillità degli affetti famigliari ed, infine, la propria vita.
DAL SITO "LE NOSTRE CAMPANE", LE CONSIDERAZIONI DI GALIZIO A MARGINE DELLA RICORRENZA DEL XX° ANNIVERSARIO DELLE STRAGI MAFIOSE.
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